La parola frottola, nel suo uso attuale nella lingua italiana, si riferisce generalmente a un’affermazione falsa, ingannevole o senza fondamento, un sinonimo colloquiale di “bugia” o “menzogna”. Tuttavia, l’origine di questo termine ha un percorso storico e linguistico complesso che si intreccia con lo sviluppo della letteratura e della cultura italiana tra il Medioevo e il Rinascimento. L’etimologia di frottola viene tradizionalmente ricondotta al termine tardo volgare frotta, che significa "mucchio", "massa confusa" o "insieme disordinato di cose". Il latino frotta sarebbe collegato al verbo frictare (da fricare), che significava "strofinare", "agitare", da cui può derivare l’idea di un insieme di elementi mescolati e confusi, il che richiama la nozione di qualcosa di non chiaro, non ben definito, quindi di falso o ingannevole. Questo concetto di mescolanza e confusione sembra essere uno dei primi passi per l'evoluzione semantica del termine, che avrebbe poi acquisito una connotazione di "racconto falso". Già nel Medioevo, nel contesto dell’italiano volgare, si possono trovare tracce di questa evoluzione: la parola frottola comincia ad essere usata in senso figurato per indicare una narrazione disordinata, priva di veridicità o di coerenza logica. In particolare, l’idea di un discorso senza capo né coda si avvicina all’accezione di frottola come menzogna. Il termine frottola acquisisce ulteriore rilevanza nel Quattrocento e nel Cinquecento, quando assume un significato specifico nel contesto della musica e della letteratura. La frottola diventa infatti una forma di poesia musicale molto popolare alla corte italiana durante il Rinascimento. Si trattava di composizioni poetiche brevi, spesso caratterizzate da contenuti leggeri, scherzosi o satirici, e musicalmente semplici. Questo genere fu particolarmente fiorente nelle corti italiane di Ferrara e Mantova tra la fine del XV e l'inizio del XVI secolo, con autori come Bartolomeo Tromboncino e Marchetto Cara che furono tra i principali esponenti. L’etimologia del termine frottola in questo contesto musicale potrebbe essere collegata proprio all’idea di una composizione semplice, non troppo impegnativa, quasi frivola, da cui poi deriva il senso moderno di qualcosa di poco serio o non veritiero. La frottola si distaccava infatti dalla poesia elevata e dalle composizioni più impegnative dell'epoca, ed è plausibile che questo carattere “leggero” si sia trasmesso anche al significato corrente del termine. Con il passare dei secoli, il significato musicale e poetico della frottola è andato in gran parte perduto, lasciando spazio all’accezione più colloquiale di "menzogna" o "bugia". Questo passaggio semantico sembra essere stato favorito dall’associazione con racconti di poco valore o fittizi che, proprio come le frottole musicali rinascimentali, erano considerati di bassa qualità, privi di contenuto vero o affidabile. Così, dal racconto "frivolo", si passa gradualmente alla menzogna vera e propria, un racconto ingannevole o privo di veridicità. Nel vocabolario italiano contemporaneo, la parola frottola ha ormai un significato prevalentemente negativo, usata per descrivere una bugia evidente o un’affermazione campata in aria. L'uso del termine è spesso ironico o colloquiale, e compare comunemente in frasi come "raccontare frottole" o "non credere a quelle frottole", sottolineando il carattere palesemente falso o inverosimile delle affermazioni in questione. L’evoluzione del termine frottola è ben documentata nelle opere letterarie e nei dizionari italiani. Il Vocabolario della Crusca del 1612 già registra l’uso di frottola con il significato di "cosa detta senza fondamento", mostrando come l’accezione moderna fosse già in uso. Allo stesso tempo, le raccolte di frottole musicali del Rinascimento, come quelle conservate negli archivi della Biblioteca Estense di Modena, offrono una testimonianza del valore storico e culturale del termine in un contesto artistico specifico.
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