Cerca nel blog

Visualizzazione post con etichetta dialettismo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta dialettismo. Mostra tutti i post

PETTEGOLO, etimologia e significato

Le ipotesi etimologiche circa la parola pettegolo sono, fondamentalmente, due:

1. Origine dal veneziano "petegolo" e legame con "peto".

Ipotesi etimologica prevalente (come indicata dal Vocabolario Treccani):

La parola pettegolo deriva dal veneziano petégolo, inizialmente utilizzata soprattutto nella forma femminile petégoła. Questo termine è un derivato di peto, e la connessione con il "peto" avviene per metafora: proprio come il peto è un'emissione incontrollata e involontaria, così il pettegolo è colui che non sa trattenere le parole, rivelando dettagli indiscreti o maldicenze senza controllo. Si tratta quindi di un paragone figurato legato all’incontinenza verbale. È un esempio di come termini legati al corpo e ai suoi processi possano acquisire una connotazione morale o comportamentale.

2. Origine dialettale toscana: "petecchio"

Ipotesi alternativa (meno citata ma presente in studi etimologici):

Un'altra possibile origine di pettegolo si può ricondurre al dialetto toscano, e in particolare alla parola petecchio, che indicava in origine una malattia della pelle (con macchie chiamate petecchie). Da petecchio sarebbe poi derivato il termine pettegolo con il significato figurato di "macchiare" la reputazione altrui parlando male delle persone. L'evoluzione semantica in questo caso spiegherebbe come si passi dal concetto di "macchia fisica" a quello di "macchia morale".

Il pettegolo

'NDRANGHETA, etimologia e significato

L'etimologia della parola 'ndrangheta non è certa; tuttavia, sono state proposte varie ipotesi, tra le quali, due sembrano essere le più accreditate presso gli studiosi:

-  la parola 'ndrangheta deriva dal termine greco ἀνδραγαθία (andragathía), a sua volta composta da  andròs (genitivo di anér cioè uomo ) e da agathia (valore, rispettabilità...) Questo termine era usato presso gli antichi Greci per descrivere le virtù che un uomo avrebbe dovuto possedere, come onore, coraggio e lealtà (teoria formulata da Paolo Martino nel saggio "Per la storia della 'ndranghita");

-  il legame etimologico è individuato nel dialettismo calabro ’ntrànchiti = interiora di capretto o di pecora, (che a sua volta presenta le varianti ’ntragni, ’ntràgnisi, ’ntrànghisi = interiora, frattaglie) e deriva dal latino interanĕa = interiora. Sul piano semantico il significato di interiora, intestini ha assunto quello metaforico di "membri uniti da un legame interno,  viscerale, profondo, esclusivo e riservato" e quindi "uomini d’onore", da cui la locuzione "società dei ’ndranghiti" e per ellissi semplicemente ’ndranghiti. (teoria preferita dall'Accademia della Crusca - per approfondire clicca QUI).

A differenza delle altre organizzazioni criminali in Italia, la 'ndrangheta si distingue per la sua struttura interna: ogni cosca poggia sui membri di un nucleo familiare legati tra loro da vincoli di sangue, noti come 'ndrine. Matrimoni tra diverse cosche non sono rari e servono a consolidare i legami tra le famiglie mafiose. In passato, i casi di pentitismo erano rari a causa del forte legame familiare; i membri erano riluttanti a tradire i propri parenti e familiari, andando contro il giuramento fatto all'ingresso nel mondo della criminalità. Tuttavia, con l'aumento della pressione da parte dello Stato e l'attenzione dei media, la 'ndrangheta sta iniziando a registrare un aumento dei casi di pentitismo. Secondo le ultime indagini condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2022 emerge che la 'ndrangheta può vantare di un esercito di 250 000 affiliati sparsi nel mondo e di più di 400 000 favoreggiatori tra affiliati e non affiliati solamente in Calabria. Con un fatturato annuo di circa 150 miliardi di euro.

’ntrànchiti

BISLACCO, etimologia e significato

La parola bislacco è entrata nell'italiano nella seconda metà del Novecento. Nonostante le varie teorie etimologiche proposte, la derivazione più accreditata la fa risalire al termine dialettale lombardo sbislacch, che significa stravagante, bizzarro (Marazzini, 2009). Questa origine regionale spiegherebbe la diffusione iniziale del termine nel nord Italia, prima che si estendesse al resto della penisola assumendo l'accezione odierna. 

Le altre ipotesi etimologiche:  

- la formazione dal longobardo bis-lahan cioè "due volte sacrificato" (Cortelazzo & Zolli, 1999). Tale ipotesi etimologica indicherebbe che in origine il termine veniva utilizzato con accezione dispregiativa per indicare una persona doppia, infida, che si spacciava per ciò che non era (De Mauro, 2000); 

- la formazione dal veneto bislaco che, a sua volta, deriva dallo sloveno bezjak cioè sciocco. Anche quest'altra ipotesi etimologica presenta un'accezione marcatamente dispregiativa.

L'etimologia da "sbislacch" è quindi ad oggi la teoria maggiormente condivisa tra gli studiosi per la radice del neologismo. Studi linguistici hanno riscontrato una continuità fonetica tra "sbislacch" dialettale e "bislacco" in italiano. L'assimilazione della s impura iniziale spiegherebbe il passaggio a "bislacco" (Pfister, 1991). L'ipotesi della derivazione da "sbislacch" è supportata dall'analisi delle prime occorrenze di "bislacco" in testi letterari di autori lombardi tra XIX e XX secolo, dove il termine mantiene il significato originario dialettale (Klébaner, 2005). Inoltre, la diffusione nazionale di bislacco a partire dal Nord Italia rafforza l'ipotesi che la radice sia il vocabolo lombardo, anziché longobardo o di altra origine settentrionale (Migliorini, 1963). Il significato moderno di bislacco si è ormai consolidato nell'accezione di stravagante, bizzarro, inconsueto (De Mauro, 2000). Uno studio lessicografico ha rilevato che l'utilizzo di "bislacco" si è diffuso rapidamente in tutti gli ambiti, dal linguaggio giornalistico a quello letterario (Rossi, 2010). Ciò dimostra come il neologismo abbia colmato una lacuna lessicale nel designare qualità come l'inaspettato, l'inusuale e l'eccentrico con una sfumatura di simpatia se non addirittura di apprezzamento per l'eccentricità.

Vecchio bislacco

BECERO

L'etimologia della parola becero è alquanto incerta. L'ipotesi etimologica più plausibile è quella che individua nel termine dialettale fiorentino pècoro, (da cui beco) cioè persona rozza, volgare nei modi ma soprattutto nel parlare in modo triviale e insolente. Un'altra ipotesi, forse meno plausibile, individuerebbe le origini del termine becero nella parola latina vocilāre o vociare cioè tenere un comportamento chiassoso, parlando, a voce alta, troppo e male degli altri. Sinonimi di becero: rozzo, volgare incivile, maleducato, , scortese, sgarbato, sguaiato, villano, zotico etc...

Frasi celebri con la parola becero:

"L’interesse non è che la chiave delle azioni becere". (Honoré de Balzac)

"Le persone becere sono sempre disposte a insozzare qualsiasi sentimento, anche il più nobile, proprio perché sono incapaci di concepirlo". (Oscar Wilde)

"Il bisogno di aver ragione: segno di spirito becero". (Albert Camus)

"È una cosa di cattivo gusto, comandare, e spiacevolissima. Perché pone a contatto coi beceri e con gli ottusi, costringe a esercitare la volgarità del potere, limita la libertà sia di chi comanda che di chi è comandato, infine inebria i presuntuosi.“ (Oriana Fallaci)

MONELLO

L'etimologia della parola monello è legata alla sua origine dialettale, specificamente al dialetto napoletano, dove la parola monnello deriva dal latino monellus che significa fanciullo o ragazzo. Il termine "monnello" è stato utilizzato per descrivere un fanciullo indisciplinato o un ragazzo che si comporta in modo irrequieto o ribelle. Il termine latino "monellus" deriva dal verbo latino monēre che significa avvisare o ammonire, e quindi il significato originale di "monellus" potrebbe essere interpretato come "colui che non segue gli avvisi" o "colui che non ascolta le ammonizioni". Con il tempo, il significato di monello si è evoluto per indicare un giovane, un adolescente ribelle o indisciplinato. Nel corso del tempo la parola monello è stata utilizzata anche in altre zone d'Italia, diffondendosi con il significato di fanciullo indisciplinato.  Un'ulteriore interpretazione e etimologica  vede nel latino monedula cioè gazza una possibile derivazione della parola monello, nel senso che il monello è un ragazzo altrettanto vivace e briccone quanto la gazza.

TEPPISTA

L'etimologia della parola teppista risale alla voce dialettale ottocentesca milanese tèpa (italianizzata in teppa) che indicava il tappeto erboso, misto a pietre ed a muschio, che cresceva sul terreno attorno al castello Sforzesco di Milano. Qui si riuniva la cosiddetta  "Compagnia della Teppa", formata da patrioti antiaustriaci dediti ad atti vandalici , a furti a prepotenze ed a bravate goliardiche. Nel linguaggio odierno, teppista è sinonimo di vandalo, violento, prepotente, canaglia, bullo...

TIRCHIO

Riguardo alla parola tirchio, tra le ipotesi etimologiche più accreditate troviamo:

  • quella che individua la sua origine nella voce dialettale toscana tirchio, dal greco thèriakós= ferino, selvaggio, che protegge aggressivamente il suo;
  • quella che individua la sua origine nel termine ticco, a sua volta dallo spagnolo tecco cioè bastone, pezzo di legno non lavorato, e quindi, in senso lato, gretto, rozzo, ostinato, duro (a privarsi del suo);
  • quella che individua la sua origine nella radice del verbo tirare; quindi, tirchio come tirato nello spendere o nel donare i suoi beni;
  • quella che individua la sua origine nel termine dialettale antico pirchio (maschile di perchia, a sua volta dal latino percula) cioè che inganna, alludendo a chi, pur essendo abbiente, si finge povero per timore di essere costretto a cedere, anche in minima parte, il suo patrimonio.

Mutatis mutandis, la parola tirchio è usata, in ogno caso, con accezione negativa, come sinonimo di avaro, spilorcio, taccagno, avido, per indicare persona che superando oltremodo il limite dell'oculatezza, si caratterizza per un attaccamento smodato a ciò che possiede, anche a costo di figure miserabili.

ZERO

L'erimologia della parola zero è da ricondursi al sanscrito śūnyá = vuoto, zero, da cui deriva l'arabo  صفر (sifr) = nulla, zero da cui, a sua volta per adattamento, il latino medievale zèphyrum ed infine il veneziano zevero onde l'italiano zero. Da notare che la parola cifra, in arabo  صفر (sifr), ha la stessa identica origine etimologica della parola zero. Interessante altresì sottolineare che, nel sistema di numerazione posizionale decimale, lo zero, che usato da solo indica il vuoto, il nulla, in modalità posizionale, è usato per saltare una posizione e dare il valore appropriato alle cifre che lo precedono o lo seguono: 107 = 7 unità + 0 (nessuna) decina + 1 centinaio.

COSCA

La parola cosca, che nel linguaggio corrente indica un'associazione criminale organizzata, ha un'origine molto interessante; infatti, nel dialetto siciliano la "cosca" è la parte più interna e nascosta del carciofo, e quale miglior termine per una società segreta, i cui capi sono nascosti e della quale sono visibili solo i componenti più "esterni" ?