L'etimologia della parola "aforisma" deriva dal termine greco antico "ἀφορισμός" (aphorismós), che a sua volta ha radici nel verbo "ἀφορίζειν" (aphorízein). Quest'ultimo verbo è composto da due elementi: "ἀπό" (apó), che significa "da" e "ὁρίζειν" (horízein), che significa "separare" o "distinguere". Quindi, "ἀφορίζειν" (aphorízein) implica l'atto di separare o distinguere qualcosa da qualcos'altro. Il termine "ἀφορισμός" (aphorismós) è s tato utilizzato in diversi contesti nel mondo antico, ma è stato principalmente associato al campo della medicina e alla filosofia. Nella medicina, il famoso medico greco Ippocrate (circa 460-370 a.C.) ha scritto una serie di opere, tra cui l'opera chiamata "Aforismi di Ippocrate" (Ἰπποκράτους Ἀφορισμοί, Ippokrátous Aphorismoi), una raccolta di brevi sentenze che esprimevano principi e insegnamenti medici. Questi aforismi rappresentavano sinteticamente le sue osservazioni e le sue esperienze nel campo della medicina. Nel contesto filosofico, l'uso del termine "aforisma" è stato associato a pensatori come Eraclito e Pitagora. Eraclito, un filosofo pre-socratico, era noto per le sue affermazioni concise e criptiche che esprimevano la sua concezione del mondo in modo enigmatico. I suoi aforismi erano frasi brevi e taglienti che esprimevano il suo pensiero profondo e provocatorio. Inoltre, Pitagora, il filosofo e matematico greco antico, utilizzava anche aforismi per comunicare i suoi insegnamenti. Le sue massime erano concise, memorabili e spesso contenevano una verità universale. Nel corso dei secoli, il termine "aforisma" è stato adottato nella letteratura e nell'arte come una forma di espressione breve ma significativa. Gli aforismi sono diventati una forma di comunicazione che sintetizza saggezza, intuizioni o osservazioni profonde in una singola frase. Sono spesso utilizzati per catturare un'idea complessa in modo conciso ed efficace. Il concetto di separazione o distinzione, già sopra accennato, si è evoluto nel significato moderno di un'asserzione breve e incisiva che comunica saggezza o verità. Gli aforismi sono diventati un genere letterario a sé stante, con molti autori famosi che hanno scritto raccolte di aforismi. Tra gli esempi più noti vi sono i "Pensieri" di Blaise Pascal, le "Massime" di François de La Rochefoucauld e i "Maximes" di François de La Bruyère. Queste opere contengono una serie di aforismi che esplorano vari aspetti della vita, della morale e della società. È interessante notare che la natura stessa degli aforismi, con la loro brevità e la loro capacità di condensare concetti complessi in poche parole, riflette l'essenza stessa della parola "aforisma". Il termine stesso suggerisce un atto di separazione o distinzione, che avviene quando si estrae e si definisce un'idea essenziale o una verità fondamentale dalla massa di informazioni o concetti circostanti.
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AFORISMA
MATTEO
L'etimologia del nome Matteo dev'essere ricondotta all'ebraico antico. Infatti, Matteo deriva dal termine ebraico "Matityahu" (מַתִּתְיָהוּ), composto da due elementi: "matith" che significa "dono" o "regalo" e "Yahweh" che è il nome divino ebraico per indicare il Signore. Quindi, il significato complessivo del nome Matteo può essere interpretato come "dono di Yahweh" o "regalo di Dio". Il nome Matteo appare anche nel Nuovo Testamento: Matteo era uno dei dodici apostoli di Gesù Cristo ed è considerato l'autore di uno dei quattro vangeli canonici. Latinizzato nella forma Matthaeus, sulla base dell'adattamento greco Ματθαίος (Matthaios), il nome Matteo condivide la stessa origine dei nomi Mattia, Maffeo e Mazzeo. Il nome Matteo è diffuso in molte lingue e culture e ha diverse varianti, come Matthew in inglese, Mathieu in francese e Mateo in spagnolo. L'onomastico si festeggia il 21 settembre (per i cattolici) o il 16 novembre (per gli ortodossi) in ricordo di san Matteo, apostolo ed evangelista.
TISANA
L'etimologia della parola "tisana" si ricollega al latino "tisanum" che a sua volta ha origine dal termine greco antico πτισάνη (ptisane) = decotto d’orzo.. La πτισάνη era una bevanda ottenuta facendo bollire erbe o piante in acqua, comunemente utilizzata per scopi medicinali, ma poteva anche essere consumata anche come bevanda rinfrescante. Durante l'era romana, la pratica di preparare e consumare tisane si diffuse ampiamente. La medicina greco-romana attribuiva alle erbe proprietà terapeutiche e curative, e le tisane venivano utilizzate per trattare una vasta gamma di disturbi e malattie. Con il passare dei secoli, il termine "ptisane" venne latinizzato in "tisanum" o "tisanus" nel latino medievale. In questo contesto, il significato della parola si estese per includere anche altre bevande a base di erbe, come decotti e infusi. Con il tempo, il termine "tisana" si è diffuso nelle lingue europee, mantenendo il significato originario di una bevanda ottenuta da infusi o decotti di erbe o piante, generalmente utilizzata per scopi terapeutici, curativi o per il benessere. Anche oggi, la parola "tisana" viene utilizzata ampiamente per riferirsi a una bevanda preparata con erbe, fiori, foglie o altre parti di piante. Si possono ottenete sua per infuso, sia per decotto. Nel primo caso, le erbe (di solito le parti più tenere e delicate della pianta come foglie, fiori, petali di fiori, gemme) vengono lasciate in infusione per alcuni minuti nell'acqua portata ad ebollizione ma a fuoco spento. In caso di decotto, invece, le erbe (di solito le parti coriacee della pianta, come cortecce, radici, semi) si fanno cuocere in acqua bollente, a fuoco acceso, per alcuni minuti. Le tisane possono essere consumate per il loro sapore, ma sono spesso apprezzate anche per le proprietà terapeutiche che si attribuiscono loro, come calmare la digestione, favorire il sonno o alleviare il raffreddore.
IPOCONDRIA
L'etimologia della parola IPOCONDRIA ci riporta alla lingua greca antica. Essa è composta da due parti: il prefisso ὑπό (hypo-) = sotto + la parola χόνδρος (chondros) = cartilagine (in particolare, la cartilagine delle costole). Pertanto, la parola "ipocondria" letteralmente significa "al di sotto delle costole". Infatti, questo termine era usato nell'antichità per indicare l'area del corpo umano situata sotto le costole, che comprende il fegato, lo stomaco e altri organi interni. Nella medicina greca antica, gli "ipocondri" erano considerati la sede di alcune funzioni vitali, come la digestione e la respirazione. I medici dell'epoca ritenevano che gli squilibri in queste funzioni potessero causare sintomi di malessere e ansia. Nell'antica Grecia, la medicina era basata sulla teoria degli umori, in base alla quale il corpo umano si considerava composto da quattro umori principali: sangue, flegma, bile gialla e bile nera. La salute era considerata un equilibrio tra questi umori, e la malattia era vista come il risultato di uno squilibrio. I medici greci, come Ippocrate e Galeno, credevano, come già accennato, che gli ipocondri fossero la sede di alcune funzioni vitali, quali la digestione e la respirazione, e che fossero particolarmente sensibili agli squilibri degli umori. Ad esempio, si riteneva che un eccesso di bile nera negli ipocondri potesse causare malinconia e depressione. Nel corso dei secoli, il concetto di ipocondria si è evoluto e ha assunto diverse sfumature. Durante il Rinascimento, la parola "ipocondria" veniva spesso usata per descrivere una condizione di tristezza e malinconia profonda, che si riteneva fosse causata da uno squilibrio degli umori negli ipocondri. Nel XVII e XVIII secolo, l'ipocondria divenne un termine più ampio per descrivere una varietà di sintomi fisici e psicologici, spesso associati a preoccupazioni eccessive per la salute. In questo periodo, l'ipocondria era considerata una malattia reale e veniva trattata con una serie di terapie, tra cui diete, purghe e sanguisughe. Con l'avvento della medicina moderna e la comprensione delle cause biologiche, psicologiche e psicosomatiche delle malattie, il concetto di ipocondria si è ulteriormente evoluto. Oggi, l'ipocondria è conosciuta come disturbo d'ansia da malattia, una condizione caratterizzata da preoccupazioni eccessive e persistenti riguardo alla propria salute, nonostante l'assenza di sintomi gravi o di una diagnosi medica.
ELISIR
L'etimologia della parola ELISIR ci riporta all'arabo الإكسير (al-'iksīr), nome della "pietra filosofale" che, a sua volta, ha origine dal greco bizantino ξήριον (xērion), proveniente dal greco classico ξηρός (xēros), che significa "polvere secca". La pietra filosofale (in latino: lapis philosophorum) è, per eccellenza, la sostanza catalizzatrice simbolo dell'alchimia, capace di risanare la corruzione della materia. Essa ha un triplice potere: fornire un ELISIR di lunga vita in grado di conferire l'immortalità, e di costituirsi come panacea universale per qualsiasi malattia; far acquisire l'onniscienza (ecco perché "filosofale"); il potere di trasmutare in oro i metalli vili. Nonostante ELISIR derivi da ξηρός = polvere secca, è concepito in forma liquida, come liquore, risultando perciò governato dall'archetipo della femminilità in particolare dalla Luna che presiede ai processi umidi di rigenerazione della vita. Nella storia della scienza e della medicina, il termine ELISIR ha assunto diversi significati. In origine, si riferiva alla sostanza che avrebbe dovuto trasformare i metalli vili in oro o conferire l'immortalità. Più tardi, si usò per indicare soluzioni idroalcoliche dolcificate e aromatizzate, contenenti principi attivi di origine vegetale o minerale. Alcuni esempi sono l'ELISIR di china, usato come antimalarico, o l'ELISIR di lunga vita, una bevanda liquorosa a cui si attribuiva la virtù di prolungare la vita. Oggi il termine ELISIR è caduto in disuso in ambito farmaceutico, ma rimane vivo nel linguaggio comune e nella letteratura per indicare una sostanza miracolosa o benefica. Un esempio famoso è l'ELISIR d'amore, una pozione magica che fa innamorare chi la beve, protagonista dell'omonima opera buffa di Gaetano Donizetti. Insomma, la parola ELISIR è usata per indicare vari tipi di liquori a base di sostanze medicamentose, droghe e principi amari a cui spesso in passato venivano attribuite miracolose proprietà curative o quella di allungare la vita.
PROFUMO
L'etimologia della parola profumo è da ricondursi al francese parfum, a sua volta dal latino per-fumus, (cioè attraverso il fumo). Più in dettaglio, il prefisso per- =attraverso, ha valore strumentale (per mezzo di, tramite...) mentre la parola fumo, in questo caso col significato di odore, fragranza sembra derivare dalla radice sanscrita DHÛ-, che in senso letterale significa "agitare", "eccitare" ed, in senso lato, "esalare". Infatti, l'originaria dh- si è trasformata in f- (labiale aspirata). Per cui, da dhû-mas (cioè fumo, in sanscrito) a f- um- us (cioè fumo, in latino) il passo fu breve. Quindi, il profumo, altro non è che la fragranza portata all'olfatto attraverso il fumo, cioè un'esalazione di aromi gradevoli, effusi da essenze, un tempo solitamente ottenute in natura da erbe, piante, fiori, ma oggi anche chimicamente, in laboratorio.

ILLAZIONE
L'etimologia della parola illazione ci riporta al latino "illatio", a sua volta da illatus, participio passato di inferre, letteralmente "portare dentro", "inferire", ed in senso lato, "trarre conseguenze", "insinuare". L'illazione è il processo mentale attraverso il quale si ricava da alcune premesse una conseguenza che ne deriva o pare derivare. In origine, significava "conclusione derivata come conseguenza logica da una premessa" ed era sinonimo di "deduzione". Col passare del tempo, il termine illazione andò acquisendo una sfumatura negativa, esprimendo, più marcatamente, l'aspetto arbitrario e scarsamente fondato della congettura stessa. Infatti, nel linguaggio corrente, illazione è sinonimo di giudizio arbitrario, insinuazione, supposizione, congettura, ipotesi. Insomma, l'illazione è un giudizio temerario, non fondato su rigorosi criteri logici. L'illazione, se espressa pubblicamente, potrebbe includere aspetti diffamatori.
ALDO
L'etimologia del nome Aldo è da ricondurre all'antico germanico. Vi sono però varie interpretazioni etimologiche. Di seguito, le più accreditate:
- Dalla radice ald- = vecchio o, in senso lato, esperto, saggio (vedi l'inglese old);
- Dall'antico germanico adal o (athal) = nobile;
- Dall'antico germanico wald = potente, forte (vedi l'antico germanico waldan = comandare);
- Dal celtico althos = bello, avvenente.
- Dal germanico aldio = semilibero che indicava tra i Germani chi si trovava nella posizione sociale fra servo e liberto.
- Aldo Fabrizi, attore, regista, sceneggiatore, produttore e poeta ;
- Aldo Giuffré, attore, comico e doppiatore ;
- Aldo Grasso, giornalista, critico televisivo e docente;
- Aldo Moro, politico e accademico;
- Aldo Palazzeschi, scrittore e poeta;
- Alda Merini, poetessa, aforista e scrittrice;