L'etimologia della parola falò è, senza dubbio, da ricollegarsi al greco antico ϕανός (fanόs) = fiaccola, lampada, lucerna; dalla stessa etimologia l'italiano fanale ed il francese faille (torcia). Nel linguaggio corrente, per falò si intende un fuoco di durata limitata ma di grande intensità ed effetto, ancorché appiccato nelle ore serali o notturne, in segno di festa. Il fuoco, infatti è inteso nella maggior parte delle culture, come simbolo archetipico di purificazione, di trasformazione e di consacrazione.
In Italia, ricordiamo i falò che si accendono in occasione di festività religiose o di festività laiche:
- a Torino, la sera che precede il 23 giugno, il falò di San Giovanni;
- nelle regioni italiane del nord-est, il falò dell'Epifania;
- nel milanese, il falò del 17 gennaio, ricorrenza di S. Antonio ed il falò del "fantoccio" il 26 gennaio;
- In Romagna ed in Sicilia, nella notte tra il 18 e il 19 marzo, il falò San Giuseppe;
- Nelle Marche, nella notte tra il 9 e il 10 dicembre, il falò della "Venuta" (l'arrivo a Loreto della Santa Casa di Nazareth);
- Nel Salento i falò (denominati "focare") a gennaio per la festa di Sant'Antonio Abate;
- In Irpinia , a Nusco, "La Notte dei Falò" nella seconda metà di gennaio;
- In Calabria, il 7 Dicembre per festeggiare la vigilia dell'Immacolata si appicca un grande falò;
- In Sicilia nella notte tra il 14 ed il 15 agosto, vengono accesi in spiaggia i falò di Ferragosto.
In Europa, nelle nazioni di tradizione celtica o germanica, si pratica il rito di purificazione e di propiziazione del Nodfyr, consistente nell'appiccare uno o più falò attraverso cui far passare il bestiame; presso le popolazioni slave, la notte del 23 giugno, si accendono i falò della festa di San Giovanni (Ivan Kupala); idem in Irlanda (Bonfire Night), mentre in Danimarca, sempre la notte del 23 giugno, viene appiccato un falò a forma di strega; in Irlanda, si accendono falò la notte del 31 ottobre per festeggiare Halloween ed anche in occasione della festa di San Patrizio, il 17marzo.
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