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DRAGO

L'etimologia della parola drago ci riporta ad un'antica radice sanscrita, drk- o derk-  che significa "vedere". Da essa il verbo greco δέρκομαι, (dérkomai) = guardare, da cui, finalmente,  δράκων (dràkon) = drago, rettile, serpente (cui veniva attribuito il potere di paralizzare con lo sguardo la sua preda per poi divorarla). Il latino draco, draconis, infine chiude il cerchio dell'excursus etimologico. Il drago è un animale mostruoso fantastico dall'aspetto simile ad un rettile, un gigantesco lucertolone ricoperto di squame, con ampie ali da pipistrello e dotato di possenti artigli che nell' immaginario collettivo è in grado di sputare fuoco, lanciando a grande distanza dalla bocca potentissime fiamme. Specialmente in occidente, il drago è simbolo archetipico delle forze del male oppure lo si trova come guardiano di un tesoro o di un bene che bisogna conquistare (ad esempio tra i tanti, ricordiamo, in ambito della cultura cristiana, il racconto di San Giorgio che uccide il drago o, andando ancora più indietro, in ambito della cultura pagana, il mito di Gilgamesh che uccide il drago che avvolge fra le sue spire l'albero sacro.)  In oriente, invece, il drago ha un valore simbolico decisamente benigno. E' simbolo archetipico di saggezza, di potenza, di forza vitale. I draghi hanno il potere di allontanare gli spiriti cattivi e di proteggere i giusti ed i più deboli; hanno potere sui mari, sui fiumi e sui laghi, sui fenomeni atmosferici  e sulla fertilità dei campi. A questa visione positiva del drago, corrisponde l'accezione  data, ai nostri giorni, all'utilizzo della parola drago attribuita ad una persona: "Essere un drago"  per indicare persona talmente dotata di qualità eccezionali in qualcosa, da essere un "mostro" (di bravura), o "un drago" rispetto ad una qualche abilità.

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