La parola italiana tatuaggio deriva dal francese tatouage che a sua volta proviene dall'inglese tattoo. Quest'ultimo termine fu introdotto nella lingua inglese dal capitano James Cook (1728-1779) dopo il suo viaggio nel Pacifico meridionale, durante il quale egli e i suoi marinai entrarono in contatto con i popoli indigeni polinesiani, tra cui i Maori della Nuova Zelanda e gli abitanti di Tahiti. Cook, affascinato dalla pratica di decorare il corpo con segni permanenti, ne documentò l'uso nella sua cronaca del viaggio. Cook annotò che i polinesiani chiamavano questa pratica tatau. Il termine tatau deriva dal verbo polinesiano che significa colpire o battere, in riferimento al suono prodotto durante l'applicazione dei tatuaggi, un processo che coinvolgeva l'uso di strumenti rudimentali per inserire l'inchiostro sotto la pelle. In molte culture polinesiane, il tatuaggio aveva una forte connotazione rituale e identitaria. I tatuaggi indicavano spesso lo status sociale, il rango, l'appartenenza a una determinata tribù o clan, e venivano considerati simboli di bellezza o potenza. La parola tatau in queste società aveva un profondo significato culturale, spirituale e comunitario. In Europa, la pratica del tatuaggio era relativamente rara fino all'epoca moderna, ed era spesso associata a marinai, prigionieri o persone emarginate, ma col tempo si è evoluta in una forma d'arte e di espressione individuale. In Occidente, fino al XX secolo, i tatuaggi erano spesso associati a gruppi sociali ai margini della società, come marinai, prigionieri, soldati e criminali. Nel XIX secolo, ad esempio, molti marinai europei adottarono l’usanza del tatuaggio, ispirandosi ai popoli indigeni incontrati nei loro viaggi. I tatuaggi in quel contesto erano simboli di avventura, pericolo e viaggi in terre lontane. In molti casi, i tatuaggi venivano utilizzati anche per identificare i detenuti e le persone marginali, soprattutto nei contesti carcerari. Il tatuaggio, dunque, era spesso visto come segno di ribellione o trasgressione rispetto alle norme sociali dominanti. A partire dalla seconda metà del XX secolo, in particolare dagli anni '60 e '70, i tatuaggi hanno iniziato a perdere l'associazione esclusiva con la marginalità. Questo cambiamento è legato a diversi fattori: movimenti come quello hippy, punk e rock degli anni '60 e '70 hanno abbracciato i tatuaggi come simboli di ribellione e rifiuto delle convenzioni sociali. L'arte del tatuaggio è stata rivitalizzata anche dalle sottoculture underground, che hanno visto nel tatuaggio una forma di espressione artistica alternativa e contro culturale; negli anni '90 e 2000, celebrità della musica, del cinema e dello sport hanno contribuito a sdoganare i tatuaggi rendendoli popolari e accettati dalla massa. Personalità come David Beckham, Angelina Jolie e molti musicisti e attori hanno esibito i loro tatuaggi, dando loro un'aura glamour e aspirazionale. Oggi i tatuaggi vengono scelti per una vasta gamma di motivi, che riflettono il pluralismo della cultura contemporanea. I tatuaggi sono diventati uno strumento per esprimere la propria identità, i propri valori, esperienze di vita o convinzioni personali. Molti scelgono tatuaggi per commemorare eventi significativi, celebrare relazioni o ricordare persone care. Sempre più persone considerano il proprio corpo come una tela su cui un artista può lavorare. Il tatuaggio, quindi, è percepito come una forma d'arte visiva, e molti tatuatori sono oggi considerati artisti, riconosciuti per il loro talento nel disegno e nella tecnica. In alcuni casi, i tatuaggi sono ancora utilizzati per esprimere appartenenza a gruppi o sottoculture. Questo può avvenire in contesti molto diversi, dalle gang e dai gruppi estremisti, ai collettivi artistici e alle comunità di appassionati di determinati generi musicali o sportivi. Il tatuaggio ha assunto anche un valore estetico e di tendenza. Molti si fanno tatuaggi semplicemente per seguire una moda o perché apprezzano il lato estetico dell’arte sul corpo. Disegni minimalisti, simboli geometrici o animali stilizzati sono diventati parte di un'estetica moderna e raffinata. Con la diffusione del tatuaggio come forma d’arte e di espressione personale, si è anche osservata una crescente accettazione sociale e professionale. In molti contesti lavorativi, come l'arte, la moda e i settori creativi, i tatuaggi non solo sono tollerati, ma talvolta persino celebrati come simboli di creatività e originalità. Tuttavia, restano ancora pregiudizi in alcuni ambiti, come nel settore finanziario o giuridico, dove il tatuaggio può essere visto come una violazione della formalità o del decoro. Nonostante questo, la percezione generale sta cambiando, e sempre più persone si sentono libere di tatuarsi senza temere ripercussioni sul lavoro o nella società. Un aspetto cruciale nell’evoluzione dei tatuaggi è legato ai miglioramenti tecnologici che hanno reso questa pratica molto più sicura rispetto al passato. Gli aghi monouso, le tecniche di sterilizzazione avanzate e i pigmenti ipoallergenici hanno ridotto drasticamente i rischi associati ai tatuaggi. I tatuatori professionisti sono spesso formati in igiene e sicurezza, e i negozi di tatuaggi sono soggetti a regolamentazioni sanitarie rigorose in molti paesi occidentali. L'avvento della tecnologia laser ha reso possibile la rimozione dei tatuaggi, un'opzione sempre più richiesta da chi desidera cancellare tatuaggi non più desiderati o associati a fasi di vita passate. La possibilità di rimuovere un tatuaggio ha probabilmente contribuito all'aumento della loro diffusione, offrendo alle persone una via d'uscita in caso di ripensamenti.
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