La parola iella deriva direttamente dal napoletano jella, a sua volta una forma dialettale di uso comune. L'etimologia del termine è alquanto oscura. Tuttavia, una delle ipotesi più accreditate ci porta al latino medievale aegilia, che indicava il "malocchio" o un "sortilegio". Questo termine latino sembra essere un adattamento di una parola greca: αἰγιλλα (aigílla), che significa "malocchio" o "sventura". Questo collegamento è emblematico della profonda influenza che la cultura greca ha avuto sul lessico del Mediterraneo, specialmente nelle aree del sud Italia. Quando il latino medievale assorbì influenze dal greco, specialmente nelle regioni sotto il dominio bizantino come l’Italia meridionale, termini simili a furono adattati nel lessico latino. Aegilia potrebbe essere stata una di queste trasformazioni, utilizzata per descrivere fenomeni legati al malocchio in contesti popolari o ritualistici. Nel passaggio dal latino medievale al napoletano, aegilia potrebbe essersi trasformato in jella attraverso fenomeni fonetici come l’elisione e la semplificazione consonantica. Ad esempio, il passaggio da ae a je è tipico della fonetica delle lingue romanze meridionali, che tendono a semplificare i dittonghi latini.
La radice protoindoeuropea (PIE) più plausibilmente connessa alla parola iella è *h₁eyg- che ha il significato di "guardare" o "osservare".
Questa radice PIE è ricostruita come correlata alla vista o all'osservazione. Si manifesta in diverse lingue derivate:
- In greco, con ἰδεῖν (idein) "vedere";
- In latino, con invidēre ("guardare contro" o "invidiare"), che combina in- (contro) e vidēre (vedere), suggerendo uno sguardo malevolo.
- In sanscrito, con parole come īkṣate ("osserva").
Il passaggio dalla radice PIE al greco potrebbe aver dato origine a termini legati alla vista e al malocchio, come ἰαλλω (iállō) cioè "lanciare" o "gettare", forse in senso metaforico come "gettare un'influenza negativa").
Un'altra ipotesi sull'etimologia della parola iella o jella individua nell'alterazione del pronome ella cioè "quella", usato come designazione eufemistica della sfortuna, per evitare scaramanticamente di pronunciarne il nome.
L’uso di jella come iella nell’italiano standard è stato favorito dalla letteratura e dai media del XIX e XX secolo. Scrittori come Eduardo De Filippo hanno incorporato termini dialettali nelle loro opere, contribuendo a diffondere il termine oltre i confini regionali. Inoltre, l’emergere di una cultura popolare italiana unificata, grazie ai mezzi di comunicazione di massa, ha permesso a termini come iella di entrare nel lessico colloquiale nazionale.
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