La parola bislacco è entrata nell'italiano nella seconda metà del Novecento. Nonostante le varie teorie etimologiche proposte, la derivazione più accreditata la fa risalire al termine dialettale lombardo sbislacch, che significa stravagante, bizzarro (Marazzini, 2009). Questa origine regionale spiegherebbe la diffusione iniziale del termine nel nord Italia, prima che si estendesse al resto della penisola assumendo l'accezione odierna.
Le altre ipotesi etimologiche:
- la formazione dal longobardo bis-lahan cioè "due volte sacrificato" (Cortelazzo & Zolli, 1999). Tale ipotesi etimologica indicherebbe che in origine il termine veniva utilizzato con accezione dispregiativa per indicare una persona doppia, infida, che si spacciava per ciò che non era (De Mauro, 2000);
- la formazione dal veneto bislaco che, a sua volta, deriva dallo sloveno bezjak cioè sciocco. Anche quest'altra ipotesi etimologica presenta un'accezione marcatamente dispregiativa.
L'etimologia da "sbislacch" è quindi ad oggi la teoria maggiormente condivisa tra gli studiosi per la radice del neologismo. Studi linguistici hanno riscontrato una continuità fonetica tra "sbislacch" dialettale e "bislacco" in italiano. L'assimilazione della s impura iniziale spiegherebbe il passaggio a "bislacco" (Pfister, 1991). L'ipotesi della derivazione da "sbislacch" è supportata dall'analisi delle prime occorrenze di "bislacco" in testi letterari di autori lombardi tra XIX e XX secolo, dove il termine mantiene il significato originario dialettale (Klébaner, 2005). Inoltre, la diffusione nazionale di bislacco a partire dal Nord Italia rafforza l'ipotesi che la radice sia il vocabolo lombardo, anziché longobardo o di altra origine settentrionale (Migliorini, 1963). Il significato moderno di bislacco si è ormai consolidato nell'accezione di stravagante, bizzarro, inconsueto (De Mauro, 2000). Uno studio lessicografico ha rilevato che l'utilizzo di "bislacco" si è diffuso rapidamente in tutti gli ambiti, dal linguaggio giornalistico a quello letterario (Rossi, 2010). Ciò dimostra come il neologismo abbia colmato una lacuna lessicale nel designare qualità come l'inaspettato, l'inusuale e l'eccentrico con una sfumatura di simpatia se non addirittura di apprezzamento per l'eccentricità.
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