La parola allegoria deriva dal tardo latino allegorĭa, a sua volta proveniente dal greco ἀλληγορία (allegoria), composto da ἄλλος (allos) = altro e da ἀγορεύω (agoreuo) = parlare.
Differenze tra allegoria e metafora/simbolo
<< Rispetto alla metafora:
Nell'allegoria, come nella metafora, vi è la sostituzione di un oggetto ad un altro ma, a differenza di quella, l’allegoria non si basa sul piano emotivo, bensì richiede un'interpretazione razionale di ciò che sottintende. Essa opera quindi su un piano superiore rispetto al visibile e al primo significato: spesso l'allegoria si appoggia a convenzioni di livello filosofico o metafisico.
Rispetto al simbolo:
L'interpretazione del simbolo è intuitiva, mentre quella dell'allegoria comporta uno sforzo intellettuale. >>
(Il testo virgolettato <<........>> è tratto da: https://it.wikipedia.org/wiki/Allegoria).
Già nell'antica Grecia il termine indicava una forma espressiva consistente nell'allusione ad un significato ulteriore, più profondo e simbolico, attraverso l'uso di metafore, simboli e personificazioni. Una delle prime teorizzazioni dell'allegoria si deve a Filone di Alessandria (I-II sec. d.C.). Nell'italiano medievale e rinascimentale l'allegoria era una tecnica letteraria diffusa, soprattutto nella rappresentazione di concetti morali e religiosi in forma figurata: tant'è che divenne una forma espressiva centrale anche nelle arti figurative, ad esempio nella rappresentazione di vizi e virtù in pittura e scultura. Dal Settecento, con l’affermarsi della cultura illuminista, l’allegoria perse progressivamente importanza come strumento interpretativo, assumendo una connotazione di artifizio retorico. Con l'avvento del Romanticismo l'allegoria conobbe una rivalutazione come veicolo di significati universali attraverso il simbolo. In epoca contemporanea, la psicoanalisi ha recuperato la dimensione allegorica nei sogni e nell'inconscio, come via per esprimere contenuti rimossi.
Esempi celebri di opere letterarie di tutti i tempi e di tutti i luoghi, incentrate sull'allegoria:
Molte favole di Esopo ed Fedro hanno un significato allegorico e morale, come la cicala e la formica;
La Divina Commedia di Dante, dove il viaggio ultraterreno simbolizza il percorso di redenzione dell'umanità;
La commedia "Il cavaliere della triste figura" di Cervantes, in cui Don Chisciotte rappresenta allegoricamente l'ideale cavalleresco in contrasto con la realtà;
"I viaggi di Gulliver" di Swift, con i vari popoli come allegoria dei vizi e delle virtù della società inglese del tempo;
"La fattoria degli animali" di Orwell, allegoria del totalitarismo e della rivoluzione tradita attraverso le vicende di una fattoria;
"La peste" di Camus, che usa l'epidemia come allegoria del nazismo e dell'occupazione nazista in Francia.
"Il signore delle mosche" di Golding, con i ragazzi naufraghi che rappresentano la degenerazione della natura umana.
Oggi il termine viene usato più genericamente per indicare qualsiasi significato simbolico nascosto dietro immagini, narrazioni, eventi, indipendentemente dall'intenzionalità dell'autore. Mantiene però l'accezione principale di espediente retorico-letterario.
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