La parola nano proviene dal latino nanus, che indicava una persona di bassa statura o una creatura piccola. Questo termine latino è a sua volta una derivazione del greco antico νᾶνος (nanos), che significava anch’esso "persona piccola" o "nano". Già in greco antico, il termine era usato non solo per descrivere la bassa statura, ma anche per riferirsi a esseri mitologici di statura ridotta. L’uso della parola nanos in greco implicava una certa meraviglia e curiosità per l’idea di proporzioni inusuali, tanto che veniva applicata anche ad alcune creature fantastiche della mitologia. Infatti, la figura del nano appare in molte tradizioni e culture, non solo in quella greco-romana, ma anche nelle mitologie germaniche e scandinave. Nei miti nordici, ad esempio, i nani erano esseri sovrannaturali abitanti delle grotte, rinomati per la loro abilità nella lavorazione dei metalli e per la saggezza. Questi nani erano collegati alla terra e ai tesori nascosti nelle sue profondità. In epoche successive, l’uso del termine iniziò a descrivere creature non solo piccole di statura ma anche sagge, magiche o artigiane. Il termine, quindi, estese il proprio significato a rappresentare esseri sovrannaturali dotati di conoscenze arcane e talenti speciali. Durante il Medioevo, il concetto di "nano" si consolidò nelle letterature e nei racconti folkloristici europei, dove continuò a essere associato a esseri piccoli ma sapienti, spesso con poteri o capacità uniche. Qui il termine "nano" prese a descrivere figure legate alla terra, alla natura e ai metalli preziosi, contribuendo all’immagine che oggi abbiamo di loro come esseri magici o sotterranei. Nell'Italia rinascimentale, la parola "nano" fu usata anche per descrivere figure di corte, ovvero uomini di bassa statura che spesso intrattenevano i nobili. Con il tempo, questi “nani di corte” divennero simbolo di una curiosità e di un’attrazione per l’insolito e il diverso, in parte alimentata dai racconti medievali. Nel XIX secolo, con lo sviluppo delle scienze, il termine "nano" fu adottato anche in contesti medici per indicare persone con condizioni di nanismo, ossia caratterizzate da una statura molto bassa rispetto alla media. Il termine "nanismo" entrò quindi nel vocabolario medico e scientifico come termine neutro per definire una condizione di bassa statura congenita. Nel XX secolo, con l’avvento della tecnologia e della miniaturizzazione, "nano" si è evoluto ancora una volta per riferirsi a tutto ciò che è estremamente piccolo. È così che il termine è stato associato a "nanotecnologia", "nanoparticelle", e così via, per indicare la scala dell'ordine del nanometro (un miliardesimo di metro). In questo contesto, "nano" ha perso del tutto le sue connotazioni antropomorfiche per indicare qualcosa di straordinariamente minuscolo.
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'NDRANGHETA, etimologia e significato
L'etimologia della parola 'ndrangheta non è certa; tuttavia, sono state proposte varie ipotesi, tra le quali, due sembrano essere le più accreditate presso gli studiosi:
- la parola 'ndrangheta deriva dal termine greco ἀνδραγαθία (andragathía), a sua volta composta da andròs (genitivo di anér cioè uomo ) e da agathia (valore, rispettabilità...) Questo termine era usato presso gli antichi Greci per descrivere le virtù che un uomo avrebbe dovuto possedere, come onore, coraggio e lealtà (teoria formulata da Paolo Martino nel saggio "Per la storia della 'ndranghita");
- il legame etimologico è individuato nel dialettismo calabro ’ntrànchiti = interiora di capretto o di pecora, (che a sua volta presenta le varianti ’ntragni, ’ntràgnisi, ’ntrànghisi = interiora, frattaglie) e deriva dal latino interanĕa = interiora. Sul piano semantico il significato di interiora, intestini ha assunto quello metaforico di "membri uniti da un legame interno, viscerale, profondo, esclusivo e riservato" e quindi "uomini d’onore", da cui la locuzione "società dei ’ndranghiti" e per ellissi semplicemente ’ndranghiti. (teoria preferita dall'Accademia della Crusca - per approfondire clicca QUI).
A differenza delle altre organizzazioni criminali in Italia, la 'ndrangheta si distingue per la sua struttura interna: ogni cosca poggia sui membri di un nucleo familiare legati tra loro da vincoli di sangue, noti come 'ndrine. Matrimoni tra diverse cosche non sono rari e servono a consolidare i legami tra le famiglie mafiose. In passato, i casi di pentitismo erano rari a causa del forte legame familiare; i membri erano riluttanti a tradire i propri parenti e familiari, andando contro il giuramento fatto all'ingresso nel mondo della criminalità. Tuttavia, con l'aumento della pressione da parte dello Stato e l'attenzione dei media, la 'ndrangheta sta iniziando a registrare un aumento dei casi di pentitismo. Secondo le ultime indagini condotte dalla Direzione Investigativa Antimafia nel 2022 emerge che la 'ndrangheta può vantare di un esercito di 250 000 affiliati sparsi nel mondo e di più di 400 000 favoreggiatori tra affiliati e non affiliati solamente in Calabria. Con un fatturato annuo di circa 150 miliardi di euro.
NOSTALGIA
L'etimologia della parola nostalgia ci riporta al greco antico e più precisamente all'unione di due parole: νόστος (nostos) = ritorno + άλγος (algos) = dolore. Pertanto, letteralmente nostalgia vuol dire dolore del ritorno (o meglio dolore per non poter tornare indietro nel tempo e/o nello spazio )
" Il termine nostalgia in sé, pur derivato dal greco come molti termini scientifici, era sconosciuto al mondo greco. Entra nel vocabolario europeo nel XVII secolo, per opera di uno studente di medicina alsaziano dell'Università di Basilea, Johannes Hofer, il quale, constatando le sofferenze dei mercenari svizzeri al servizio del re di Francia Luigi XIV, costretti a stare a lungo lontani dai monti e dalle vallate della loro patria, dedicò a questo fenomeno una tesi, pubblicata a Basilea nel 1688 con il titolo "Dissertazione medica sulla nostalgia". Con questo termine greco di nuovo conio, infatti, Hofer traduce nel linguaggio scientifico l'espressione francese «mal du pays» e il termine tedesco «Heimweh» (letteralmente dolore per la casa), ancor oggi utilizzati nelle rispettive lingue. Tale stato patologico era così grave che spesso portava alla morte i soggetti che ne erano colpiti e nessun intervento medico valeva a ridare loro le forze e la salute a meno che non li si riportasse verso casa. A partire dalla fine del XVIII secolo e soprattutto nella prima metà del secolo successivo, accanto all'interesse medico, la nostalgia convoglia notevoli attenzioni in ambito poetico e musicale, in corrispondenza con l'ondata migratoria dall'Est Europa. Tuttavia, è soltanto a partire da Charles Baudelaire che il termine si libera dal riferimento a precisi luoghi o al passato infantile, per assurgere a condizione di anelito indefinito. Con l’età del Romanticismo, il pensiero del ritorno all’infanzia e del ricordo del proprio passato si caricò di tensione eroica e drammatica, diventando inoltre un fondamento indiretto per i nazionalismi che stavano nascendo in quel periodo in tutta Europa. Ma fu solo con la fine del secolo e con gli albori della società di massa, che la nostalgia assunse le caratteristiche peculiari con cui si identifica ancora oggi come Svetlana Boym, nel testo Ipocondria del cuore: nostalgia, storia e memoria, spiega: «La nostalgia come emozione storica raggiunge la maggiore età in epoca romantica ed è contemporanea alla nascita della cultura di massa. Ebbe inizio con l’affermarsi del ricordo dell’inizio del XIX secolo che trasformò la cultura da salotto degli abitanti delle città e dei proprietari terrieri istruiti in una commemorazione rituale della giovinezza perduta, delle primavere perdute, delle danze perdute, delle occasioni perdute. […] Tuttavia questa trasformazione della cultura da salotto in souvenir era festosa, dinamica e interattiva; faceva parte di una teatralità sociale che trasformava la vita quotidiana in arte. […] Il malinconico senso di perdita si trasformò in uno stile, una moda di fine Ottocento.» "
Il testo virgolettato è tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Nostalgia